Il pianto incessante del neonato può arrivare a 10 decibel e protrarsi per ore. Nessuno riesce a calmarlo, di giorno o di notte. I genitori o i caregiver sono sempre più stanchi e perdono la pazienza. È già troppo tardi: non si deve assolutamente arrivare a questo punto. Il rischio è che l’adulto scrolli con forza il bambino per farlo, inutilmente, smettere provocando attraverso la Sindrome del Bambino Scosso danni irreparabili e permanenti al cervello, fino alla morte del piccolo.
Lo strumento per salvaguardare il bambino da questa grave forma di maltrattamento infantile è la prevenzione attraverso l’informazione che induca gli adulti a comprendere quando si stanno avvicinando alla temibile “zona rossa”. È in quei momenti che la consapevolezza deve prevalere sul nervosismo e fare qualcosa che cambi la situazione. Tra i consigli più validi quello di uscire per una passeggiatina. Basta questo, molto spesso, per interrompere il temibile circolo vizioso di una situazione che frequentemente finisce in tragedia.
«Sempre più importante risulta essere la collaborazione tra coloro che in qualche modo si avvicinano al bambino e alla sua famiglia – dice Paola Miglioranzi responsabile Nazionale della campagna di sensibilizzazione per FIMP Federazione Italiana Medici Pediatri -. A volte con poche parole si accolgono le insicurezze di un genitore spiegando che il pianto non ha sempre un significato negativo. L’importante è non lasciarsi prendere dallo sconforto e chiedere aiuto per gestire questa fase transitoria che spesso viviamo come una mancanza da parte degli adulti, ma che invece è parte dell’essere bambino».
Dalle 2 settimane ai 4/5 mesi di vita il pianto del bambino è fisiologico e può non essere espressione di un disagio o bisogno cui dover dare risposta. Sono infatti naturali crisi di pianto inconsolabili che possono durare anche molte ore, spesso in orario serale (cosiddetto PURPLE Crying1). Queste crisi rappresentano una fase evolutiva normale e si riducono nel tempo per sparire nei mesi successivi. Ciò però può provocare nel caregiver frustrazione, impotenza, stanchezza e anche rabbia, elementi che possono scatenare – pur involontariamente – una violenta reazione e scuotimento.
Se un adulto ha il dubbio di avere scosso un neonato non deve perdere tempo, ma chiamare immediatamente il medico pediatra, recarsi subito al Pronto soccorso più vicino oppure contattare il numero di emergenza.
Nelle farmacie di Federfarma Verona è stata attivata una campagna di sensibilizzazione sulla Sindrome del Bambino Scosso (SBS Shaken Baby Syndrome) organizzata dall’associazione “Terres des Hommes” e rivolta a genitori e caregiver sulla gestione del pianto inconsolabile del neonato.
«Abbiamo accolto il grido d’allarme di Terres des Hommes perché grazie all’informazione a tappeto molti adulti capiranno cosa possono fare nel concreto per gestire il nervosismo provocato dal pianto incessante dei neonati – precisa Elena Vecchioni presidente Federfarma Verona -. Frequentando un webinar dedicato alle farmacie ci siamo resi conto di quanto sia importante indicare come comportarsi.
Il compito delle farmacie è quello di raggiungere e sensibilizzare in modo capillare la popolazione su questo tema, ancora poco conosciuto, ma purtroppo sempre più frequente, la cui prevenzione può salvare la vita ed il futuro di molti bambini».
In farmacia si possono trovare depliant esplicativi, con utili consigli e informazioni, ma anche postere numeri utili di sostegno ai genitori affinché si sentano supportati nell’affrontare in maniera positiva questa delicata problematica della primissima infanzia.